Fama è che Citerea
col suo leggiadro Adone
ne l’acerba stagione
cacciando un dì correa,
quando a la vaga dea
spina nocente e cruda
punse del bianco piè la pianta ignuda.
Ne la bella ferita
la rosa allor s’intinse
e ‘l suo candor dipinse
mentre la dea smarrita
de la guancia fiorita
discolorò le rose,
fé di nuovo color l’altre pompose (…)
E tu -disse – sarai
il mio fior più gradito;
del mio sangue rivestito
de’ fior lo scettro avrai.
“La Rosa” Giambattista Marino 1569 1625 poesia barocca
RSS feed for comments on this post. / TrackBack URI